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BIOGRAFIA BREVE

 

Nadia Cargnelli, nata a Trieste, è cresciuta a Mestre, ma da molti anni vive e lavora a Padova.

 

Si è diplomata “Maestro d’Arte” a Venezia nel corso “Architettura e Costruzioni” e per trentun’anni ha insegnato   “Arte e Immagine” (ex "Educazione Artistica").

 

Nel corso degli anni ha espresso la sua poliedrica creatività nella progettazione e arredamento d’interni, ha scritto poesie e brevi racconti, realizzato originali abiti e bijou, dipinto su stoffa, vetri e specchi.

 

Ha eseguito opere a matita, a carboncino, ad acquarello e ad olio per arrivare alla pittura polimaterica.

 

Partendo dal figurativo, attraverso il surreale, è giunta ad una pittura tridimensionale, dove volume e colore si fondono in un’originale (e coraggiosa!) concezione dell’atto e dell’opera pittorica creando, così, la sua particolare “pittoscultura .

Espone in collettive e personali dal 1998.

 

 

Estratto dalla presentazione critica del prof. Giorgio Segato.

 

“Un lavoro davvero originale quello di Nadia Cargnelli: pensato e adattato alle proprie esigenze e urgenze espressive, per costruire un percorso esplorativo di sé e di chiarimento della propria personalità e identità……

Si tratta di pittosculture, di rilievi in juta grezza, dipinta e verniciata soprattutto nelle emergenze volumetriche, che si alzano dal supporto per modularsi in pieghe e rigonfiamenti …..

....  i forti colori acrilici, le misure, le entasi, le vernici che giocano sulle ruvide emergenze della texture larga della juta, i lucidi turgori che dialogano con le ombre degli inghiottimenti, dichiarano la forte componente umorale ed emotiva del lavoro di Nadia Cargnelli, capace di animare decisamente lo spazio, le pareti, le stanze e di catturare nel sentimento naturalistico, con prensilita’ senza mediazioni concettuali, anche il più distratto osservatore.”  

 

 

Presentazione critica della Dott.ssa Gabriella Niero.

 

Il percorso figurativo - informale di questa raffinata artista segue il fascino delle suggestioni interiori che vengono trasfigurate da segni sinuosi e da colori ora brillanti ora profondi che sembrano modularsi sulle variazioni dell'anima.

Si nota gradualmente sulla superficie in rilievo un riferimento alla concezione spaziale dell'immagine che in questo lento fluire offre autentici spessori orografici rafforzati da un tessuto cromatico particolarmente curato.

Nadia Cargnelli ci invita nel suo mondo, talvolta ispirato alla natura, e riempie la mente dell'osservatore con luoghi conosciuti e affascinanti che nascono dall’elaborazione dei gesti e delle tonalità.

Di fronte ai suoi quadri l'osservatore inizia un viaggio aperto alle emozioni mentali e visive perché ogni particolare perde la connotazione fisica per diventare specchio e simbolo profondo delle meditazioni interiori.

 

Antologica “NC – non classificabile”

Testo critico sull’indagine artistica di Nadia Cargnelli

 a cura DEL CRITOCO D'ARTE DR. Giorgio Grasso

 

Nadia Cargnelli è un’artista contemporanea che fa della società il suo campo di ricerca. Ella, infatti, indaga le persone considerando sia l’habitat in cui esse vivono, quindi secondo un aspetto oggettivo, sia l’ambito introspettivo, soggettivo che ognuno di noi possiede. Ma questa dialettica dualistica tra “Esterno” e “Interno” non è da considerarsi come qualcosa di scisso, di non comunicante. Nelle opere dell’artista è ben visibile come questi due ambiti costituiscano “le due facce di una stessa medaglia”, l’una esiste grazie all’altra e l’unità di queste due parti rende possibile l’esistenza di un piano superiore: quello della coscienza, quello dell’umano. Nadia Cargnelli, è prima di tutto una ricercatrice che analizza i concetti primi della società, i significati delle strutture sociali che s’intersecano agli schemi più oggettivi in una trasposizione visiva minimale che ha lo scopo di indurre l’osservatore in un dialogo riflessivo con l’opera. Le sue opere trovano il loro focus risolutivo, quindi, nell’idea stessa che stanno a rappresentare lasciando che la forma divenga involucro dei significati più profondi. Ciò non significa che l’artista reputi meno importante la forma rispetto al contenuto, come ho definito in precedenza, infatti, non dobbiamo leggere il dualismo, qui, come un conflitto ma come equilibrio tra le parti. La tensione palpabile che vediamo nelle strutture modulari di “Diversità”, ad esempio, o “Cuscini” ci porta alla contemplazione di sculture che si fanno oggetti prelevati dall’ambito comune, casalingo, carichi di un significato ben radicato nell’esperienza di tutti noi, e rielaborati attraverso un processo di lavorazione che impiega l’uso di vari materiali. Riconosciamo in essi la morbidezza dei vari moduli, poiché abbiamo l’esperienza fisica della loro funzione, ma l’oggetto- opera non mantiene quello status “funzionale” ne assume uno nuovo, contemplativo e soprattutto evocativo.  

Troviamo esempio di questo suo immaginario nella mostra antologica a lei dedicata che ha come titolo “Non classificabile”. Un nome che identifica e riassume l’intero percorso dell’artista, il quale non rientra in alcuna categoria, ma spazia tra i confini dell’arte e della vita invadendo luoghi per unirli l’uno all’altro.

Con Nadia Cargnelli la psicologia diviene nutrimento dell’arte così come l’antropologia. L’artista si fa ricercatrice sociale e come tale si sofferma su analisi profonde che porta, poi, all’occhio dell’osservatore sotto forma di sculture, installazioni e dipinti dai contrasti cromatici attenti e forti, voluti per condurre la vista attraverso un processo di comprensione e illusione. Perché “illusione”? Perché il linguaggio artistico di quest’artista è come un mantra magico che si ripete ossessivamente fino a farci giungere in un nuovo anfratto della coscienza umana, un luogo fantasioso ma tangibile, laddove i nostri sentimenti appaiono cristallizzati in una sequenza di colori e forme che solo l’artista sa tradurre in concreto.

 

 

le opere dal 1998

 

Il diploma conseguito presso l’Istituto Statale d’Arte di Venezia nella sezione “Architettura e Costruzioni” spiega, almeno in parte, la direzione intrapresa da Nadia Cargnelli nel corso della sua ricerca pittorica.

 

Era, già da ragazzina, predisposta alla creazione, alla progettazione, alla “costruzione”, quindi era quasi inevitabile che il suo percorso artistico la portasse ad esprimersi passando, nel corso degli anni, dal “piano” al “volume”.

 

Per Nadia Cargnelli il “costruire” (prima le tele poi i volumi) esprime un valore profondo e intimo che va oltre ciò che appare e che attiene alla sfera dell’inconscio. Le “urgenze emotive” e “le componenti umorali” cui fa riferimento il critico Giorgio Segato, traspaiono evidenti nelle sue opere ed altro non sono se non l’istintuale desiderio di dar solidità, corpo, volume, trama e colore alla sua anima.

 

Nell’evoluzione della sua forma espressiva (dal piano al volume) anche la sorte ha avuto il suo peso: banalmente, grazie all’elevato costo delle tele già pronte che si trovano in commercio, Nadia Cargnelli si determinò a realizzarle da sola seguendo metodi che s’ispiravano a quelli tradizionali.

 

Le sue prime opere tridimensionali sono quelle realizzate interamente dall’artista: dal telaio con listelli di legno, alla tela con la juta, che aveva scelto perché affascinata dalla sua evidente e ruvida texture, alla successiva imprimitura .

 

Su questi supporti Nadia Cargnelli ha cucito spaghi, corde, funi per poi completare le opere con gli acrilici.

 

Sono opere astratte con qualche rimando naturalistico nelle quali si trova già il contrasto tra la ruvidezza della tela dipinta con colori forti e decisi e la delicatezza delle forme sinuose e morbide dei soggetti rappresentati emergenti dal piano grazie all’uso delle corde.

 

Il contrasto, o l'armonia, diventa "tema" ed è sempre presente nelle opere di Nadia Cargnelli, ma emergerà con evidente prepotenza nelle sue opere successive: sculture di stoffa dipinta, o meglio “pittosculture”.

 

Le pittosculture sono il risultato di un’attenta “costruzione”: la tela di juta, bloccata al telaio, è manipolata per ottenere pieghe, gonfiori, increspature. Con un paziente lavoro eseguito con ago e spago che allenta o tende il tessuto, l’artista blocca le forme così da ottenere quei “ vuoti e pieni” che costituiscono la concretizzazione dell’idea iniziale.

 

Le forme, create dalla mente, si materializzano seguendo un processo diverso da quello della pittura tradizionale perché qui la tela non è solo supporto al colore, ma diventa essa stessa protagonista e mezzo comunicativo.

 

La “natura” della tela impone spesso all’artista un adeguamento dell’idea originale alle caratteristiche della materia: così si assecondano una piega, un nodo, un filo allentato che non erano previsti né prevedibili.

 

L’autore deve cogliere ciò che dalla tela è suggerito, non per modificare il    suo progetto creativo, ma per renderlo più ricco e carico di quelle suggestioni che nascono anche dall’improvvisazione ovvero dalla risoluzione immediata ed istintiva di problemi visivi , percettivi , tattili ed emozionali.

 

Il volume prende corpo, emerge da un piano illusorio, costruito nella mente, si arricchisce di piccole peculiari caratteristiche ed è pronto per “consolidarsi” nello spazio e nel tempo.

 

La lunga fase per l’imprimitura costituisce il mezzo per raggiungere questo traguardo.

 

Durante la fase pittorica i volumi sono enfatizzati, o minimizzati se necessario, con graduali passaggi chiaroscurali. Il colore, tonale o complementare, sempre forte e deciso, si fonde con la materia per esaltare le forme, le alternanze di pieni e vuoti, di buio e luce, di piano e volume.

 

Talvolta l’opera è rifinita con pastelli ad olio o a cera, con medium iridescenti o con vernici brillanti che concorrono ad esaltarne la struttura ed evidenziare la texture dalla tela.

 

Per realizzare le sue pittosculture, Nadia Cargnelli, nella sua costante ricerca espressiva, nel 2009 comincia ad utilizzare anche la stoffa di cotone che spesso associa a vecchie assi di cantiere.

 

La stoffa, grazie alla texture più fine e compatta della tela di juta, le offre nuove possibilità comunicative: le opere diventano più delicate e morbide grazie ai volumi più ampi e spaziosi.

 

In alcune opere, i colori, sempre forti e decisi, sono esaltati dall’uso di resina trasparente al posto della tradizionale vernice finale.

 

L’opera, quindi, non palesa la sua natura di stoffa, ma cerca d’ingannare l’osservatore che può scambiarla per altro materiale.

Nel 2011, la sorte interviene ancora nella vita artistica di Nadia Cargnelli: costretta, suo malgrado, ad abbattere due alberi del suo giardino, decide di dare nuova vita a quelle “spoglie mortali”. 

 

Affascinata dalla texture della corteccia e dalla forma dei legni, li lavora per creare oggetti d’arredo. Nascono, così, le sue lampade/scultura: opere composte dal legno recuperato e pittosculture a tutto tondo.

 

.... ma la sua ricerca espressiva e le sue fonti d'ispirazione non finiscono qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

Antologica “NC – non classificabile” marzo - aprile 2017

Perché  “ non classificabile”?

Ricordando istintivamente i giorni di scuola, ci viene naturale attribuire al  “non classificabile” un significato di giudizio fortemente negativo, ma trovandoci di fronte ad una mostra antologica, è evidente, che così non può essere.

Nadia Cargnelli - che non dimentichiamoci è un’ex insegnante - nello scegliere il titolo ha voluto giocare sull’equivoco dal momento che NC sono anche le iniziali del suo nome.

Quindi, il “non classificabile” deve essere inteso come “non catalogabile”, cioè non sono catalogabili né il suo percorso artistico né le opere che realizza.

L’opera di Nadia Cargnelli non è inquadrabile in uno stile o corrente artistica. Il suo percorso  creativo è stato individuale, ma soprattutto solitario. Ha condotto la sua sperimentazione alla ricerca di una modalità comunicativa efficace che la mettesse in contatto da un lato con la parte più intima di se stessa, dall’altro con la società e il mondo in cui vive.

Svincolata da condizionamenti di mercato e dalle “mode artistiche” del momento, ha realizzato già nel 1998 quadri  in tre dimensioni – le pittosculture - seguendo solamente il suo intimo bisogno di dar corpo alla bidimensionalità.

Nadia Cargnelli - che preferisce definirsi creativa piuttosto che artista -  non è  solo pittrice o scultrice o design, ma utilizza l’insieme di queste abilità per dar vita alle sue opere.

Il concetto “dar vita” qui espresso non è casuale.

Per comprenderlo, e condividerlo, bisogna guardare al suo percorso creativo.

Inizialmente Nadia Cargnelli ha realizzato opere (a matita, olio, acquarello) con lo scopo principale di rappresentare la realtà visiva.

L’ha indagata nei tratti più salienti così come nei particolari. L’ha impressa sulla superficie trasformando il volume e lo spazio in bidimensionalità, addomesticando il mondo reale per ridurlo al proprio volere e punto di vista.

Imprimere sulla tela – o carta – immagini della realtà è un modo per “possederla”, ma non “crearla”.

Successivamente, Nadia Cargnelli ha voluto andare oltre ponendo sulla superficie piatta della tela alcune forme “reali”. Ha, quindi, realizzato con le corde e cucito sulla tela fiori stilizzati, spighe, nodi, sbarre e partizioni compositive intraprendendo il cammino che l’ha portata dal piano al volume, dalla rappresentazione alla realizzazione della forma.

Il lieve volume di quelle opere dovuto allo spessore delle corde, ai nodi e intrecci è stato per Nadia Cargnelli il primo passo per “dar corpo” a se stessa, per esorcizzare i timori (i nodi), le rigide strutture mentali e sociali (le sbarre e partizioni compositive).

Le opere di quegli anni sono state la sua risposta ad un bisogno inconscio di trovare la sua identità.

Il suo percorso psicologico è andato dal “fuori” al “dentro” di sé, il suo percorso creativo è andato verso la costruzione uscendo dal piano verso lo spazio con il volume. Ed ecco le sue pittosculture o meglio sculture di stoffa dipinta.

Poi il suo sguardo s’è ulteriormente allargato per uscire dal soggettivo ed entrare dentro il sociale realizzando opere a tutto tondo che guardano  oltre i confini propri e collettivi.

Nel corso degli anni, continuando con la manipolazione della tela che poi dipinge, ha dato vita ad opere via via sempre più concettuali, fino ad arrivare ad opere-oggetto (emblematici i suoi “cuscini”) che l’artista realizza per trattare tematiche universali.

Nadia Cargnelli con la sua opera esprime il proprio punto di vista sul valore del passato e della speranza nel futuro (come ad esempio le “vele per volare”), rileva criticamente come la società si pone nei confronti della diversità e come sia condizionata  a valutare maggiormente l’apparenza rispetto l’interiorità delle persone, esamina i temi dell’abbandono (o morte), dei ricordi e dei legami, indaga il carattere delle persone e interpreta fatti o situazioni contemporanee.